Una riforma controversa che potrebbe alimentare odio e scontri tra le caste
La camera bassa del parlamento indiano, il Lok Sabha, ha votato giovedì scorso l'introduzione del sistema delle caste induiste nel censimento decennale della popolazione, in corso dall'inizio di aprile. Il censimento, un'opera faraonica, si propone di rilevare informazioni demografiche su circa un miliardo e duecento milioni di persone. Fino al marzo 2011, due milioni e mezzo di ufficiali governativi, saranno impiegati in visite porta a porta nei trentacinque Stati della repubblica federale indiana. Distribuiranno un questionario, redatto nelle diciotto lingue che sono parlate nel Paese.
La decisione del Lok Sabha segna una svolta storica. Era dal 1931, durante il dominio coloniale britannico, che non si faceva riferimento alle caste nei censimenti. Da più di un anno, i politici indiani discutono su questo tema delicato. Molti osservatori, infatti, temono che tornare al sistema induista possa generare episodi di violenza e odio tra comunità. L'accordo, però, è stato raggiunto con l'obiettivo di fotografare realisticamente l'incredibile varietà demografica indiana. Per il ministro della Giustizia Veerappa Moily, le caste sono radicate nella cultura e nell'organizzazione sociale indiana: "sono in vigore da sempre, anche senza essere ufficialmente incluse nel censimento." E' inutile, secondo Moily, non tenere conto di questa realtà dei fatti.
Il nuovo censimento potrebbe rappresentare un passo avanti verso la riduzione dell'endemica povertà delle caste più basse. Gopinath Munde, capo del partito d'opposizione Bharatiya Janta Party (BJP), ha dichiarato che: "stimare con certezza la quantità di persone che appartengono alle classi più povere porterà giustizia sociale perché gli aiuti economici pubblici - come la tessera alimentare e posti riservati nelle aziende - sono devoluti ai meno abbienti."
Ufficialmente, le caste sono state abolite dalla Costituzione del 1950, ma la popolazione indiana è ancora divisa tra le quattro principali caste del sistema induista - kshatriya (il re e i guerrieri), brahmani (i sacerdoti), vaishya (gli agricoltori e i mercanti) e shudra (i servi). In aggiunta, vi sono oltre duemila sotto-caste e i dalit o intoccabili (anche definiti ‘fuori casta') che sono circa 16 milioni di persone, secondo l'ultimo censimento del 2001. I dalits si trovano al livello più basso della scala sociale. Sono dediti a mansioni considerate 'impure', ai lavori meno retribuiti e più pericolosi.
Con la riforma votata dal parlamento, verrà fatto un riferimento alle caste già note, ma anche a quelle non classificate, in inglese 'other backward castes' (OBC). Nel censimento del 1931, parte della popolazione aveva mentito sulla propria casta, nel tentativo di guadagnare prestigio sociale. Ora, potremmo assistere al contrario: molti cittadini potrebbero dichiarare di appartenere ai dalits e alle 'other backward castes' per ottenere aiuti statali. "Bisogna tener presente", ha ricordato Sharad Yadav del Janata Del Party, "che l'80 percento della popolazione indiana è indigente e accede soltanto al 20 percento delle occupazioni." Yadav denuncia la scarsità di membri delle 'other backward castes' persino nelle istituzioni governative, come l'ufficio presidenziale, i ministeri e il parlamento. La grande speranza politica, legata alla riforma del censimento, è che avere una scehmatizzazione chiara delle caste porti a una riduzione dell'endemica violenza tra comunità e permetta agli analisti di individuare i gruppi di popolazione, bisognosi di aiuto economico.
fonte: Raffaella Ruffo http://it.peacereporter.net/articolo/21903/Il+ritorno+al+sistema+delle+caste
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